“E’ in questo elemento, fra gli echi dei quadri romanticamente corrucciati dei naufraghi di Gèricault e Delacroix, che la poesia annaspa e si dibatte in balia delle onde, fra l’onirico e il surreale” ( Ruggero Marino)
NAVIGANDO NEL WEB S’INCONTRANO ISOLE DI POESIA….ATOLLI DI PENSIERI DI PACE…….ABBRACCI
D’ACQUA E DI SPERANZA……..VEGETAZIONE SEMPREVERDE DI FRATELLANZA…ricodi atroci di guerre..
inquietudini eterne di sprazzi di odio che tornano a galla per inquinare la speranza…..onde di vita e di morte……naufragi
senza scampo……croci e terre…..rovine….carezze disperate…..e poi di nuovo il sole…..in questo eterno galleggiare
dell’umanità nel mare in tempesta….alla ricerca spasmodica del grido di sempre TERRA TERRA TERRA!
NINNJ DI STEFANO BUSA’
LA TERRA E LE CROCI
La terra è segnata da croci, ovunque croci,
volti senza nomi. Oggi è diverso il cielo
perché -non vi è pace- tra i figli della terra:
la barbarie è perdenza ovunque,
come di un lutto annunciato…si appressa
la tumulazione, Dio donaci la pace.
Mattino che non matura l’abbraccio
dell’allodola schiara l’alba ferale.
Rovine sull’orlo di una finitudine mortale.
E camminano quiete le anime dei morti
hanno un loro suono disarticolato,
e il trapasso a volte sembra vita,
la vita morte, come un presagio
che appassisce su labbra dissanguate.
Figli miei, non voglio che la vita sia fuoco
che non v’infiammi, altro pensiero
voglio donarvi, gioia sia la vostra,
e non per me sola prego,
ma per tutti gli orfani della terra,
pe’ diseredati, i senzatetto, i perseguitati,
per tutti i figli che nel freddo hanno paura,
o senza cibo muoiono d’afa e di ebola.
Mi perdo nella dolente incolumità
delle mie sfide e sono filo e arcolaio
per tessere la PACE, albatro e mare
che a te, Dio, rivolge una preghiera.
Noi uomini e donne della terra
dannati dello stesso pianeta,
siamo noi il principio e la fine.
Vi vedo annegare nel mare nostrum fratelli,
o tendere orbite vuote alla sete,
alla fame, come pietre al solleone.
Vi sento e vi parlo, vi racconto
di tutte le creature che vedo in voi,
tutte hanno un nome, un volto alla speranza.
E io tendo loro una carezza, e intesso
una corona viva di parole, parole
come silenzi di labbra, parole d’amore…
per una grande pace universale.
Nuotare, annaspare…andare …andare …forse basterebbe una Spallata d’amore!
JOLE CHESSA OLIVARES
(Omaggio alla carriera nel 2010 al Premio Le rosse pergamene)
SPALLATA D’AMORE
Come oracolo cieco
ancora ogni istante
urta il limite
mai potato abbastanza
dalle allodole
giù, nella valle dell’anima.
Solitaria spallata d’amore
innalza
la tua preghiera sovrana
all’assolo di grazia
accorda una nota di pace
forse verrà
in un niente d’aria
pensaci…
tieni a bada
spina su spina.
Liberati in cuore
alti sul mondo
rinviaci tutti
al di là di noi stessi.
….E POI BISOGNA CONTARSI, CERCARE GLI AFFETTI PERDUTI
NELLA MAREA TRAGICA DEL MONDO…..
DANIELA FABRIZI
Dov’è tuo fratello?
Non so,….non devo saperlo!
Dov’è tuo fratello?
Non è mio compito né mio fardello!
Dov’è tuo fratello?
Basta! Mi si rompe il cervello!
Io avevo un fratello?
Tutti ne abbiamo, chi questo, chi quello
ogni essere umano si chiama fratello…
Non conosco nessuno…non dirlo!
Un certo Abele mi chiamava fratello….
…su di lui ho provato il coltello…
No, né io né altri abbiamo un fratello,
…e non ne sentiamo il bisogno…
Lo vedi come va il mondo?
Guardati intorno,…
poi chiama :”Caino!” in un urlo…
migliaia di eco faranno ritorno!
Dov’è mio fratello?
Dove addormentano il giorno
e piegano il vento,
dove la pioggia è un lamento
e il sole è un tormento,
dove nessun bambino è contento!
Dimmelo tu dov’è mio fratello,
signore della guerra e del pianto,
e dimmi se è morto col velluto sul volto
Il grido…il bisbiglio….l’urlo…
Daniela Fabrizi
Portami via…
Da questo fermo grigio,
da questa tragica follia.
Portami via dalla guerra…
Dall’assoluzione della nostalgia,
dalla condanna dell’utopia.
Portami via…
Sull’ala di una frana,
sulla cresta di una cordigliera.
Portami via dalla guerra…
Mentre dormo e fingo,
mentre divoro questa ferrovia.
Portami via…
Perché ho cambiato idea,
voglio essere una bisarca
carica di salve d’artiglieria,
con una guerra da portare via.
Portami via tu,
o ti porterò in un gesto
da cui non si ritorna più…
le parole di pace di una biro blu.
ASPETTARE ASPETTARE ASPETTARE…………………………..
ADRIANA PANNITTERI
ARRIVERA’
DICONO CHE ARRIVERA’ LA PACE
MA QUESTA NOTTE ODORA DI FUOCO E LACRIME
TU TE NE STAI ACCUCCIATA TRA LE GAMBE DI TUO PADRE E DI TUA MADRE
IL CALORE DEI LORO CORPI RALLENTA I BATTITI DEL TUO CUORE IMPAZZITO DI PAURA
DICONO CHE UN GIORNO POTRAI DORMIRE SERENA NEL TUO LETTO
NON AVRAI TIMORE DI GIOCARE NEL CAMPO DAVANTI CASA
GUARDERAI IL CIELO ACCESO SOLO DI STELLE
NIENTE BOMBE DA LASSU’, NIENTE SIBILI NELLE ORECCHIE
SI’, LI HAI SENTITI I GRANDI MENTRE PARLAVANO: ARRIVERA’ LA PACE, NON PERDIAMO LA SPERANZA
CERCHI LE LORO MANI..LE VENE GONFIE FINO AL POLSO DI TUO PADRE E IL RESPIRO DI TUA MADRE INTRISO DI AMORE E DI AFFANNO.
DICONO CHE ARRIVERA’ LA PACE.
E ASPETTI NEL BUIO.
MIRIAM BADIANI
Ballata della pace
Verrà un giorno la pace.
Avrà mattoni e calce
per ricostruire case.
Sarà la verde estate
di anime assetate.
Avrà frammenti
d’arcobaleno.
Sarà il crollo
delle mura dell’osceno.
Avrà i visi ridenti
di affetti ritrovati.
Sarà l’eco cullata
di una vita spezzata.
Avrà voce nel vento
per cantare il dolore.
Sarà terra profanata
che ritrova il candore.
Avrà il profumo
del giardino natale.
Sarà l’esultanza
degli esuli del mare.
Avrà abito di luce
sui corpi calpestati.
Sarà gemma scavata
da mani tenaci.
Sarà l’alba nascente
nei giorni a venire.
Un fiore sbocciato
dalle croci del passato.
Il fiore sbocciato di un mondo nuovo, quello che aspettiamo…la terra promessa che cerchiamo……il sogno all’orizzonte..
TIZIANA MARINI
Apro l’azzurro di uno schermo, in un sogno di pace
Apro l’azzurro di uno schermo
sulla quarta parete della stanza.
Fuori un silenzio piu’ grande del silenzio
una luna piu’ grande della luna
gli alberi poi incredibilmente alti
e il mare grande almeno come il cielo.
.Una branchia d’argento, il mio respiro
Ogni cosa piu’ di se stessa appare
piu’’ grande del suo sempre.
Dolcemente mi siedo sulla soglia
di questo mondo nuovo
mentre arriva la marea.
segno dell’acqua nei suoi segni,
bambina un’altra volta.
Ma non possiamo illuderci…non sarà facile la conquista e la costruzione del mondo nuovo.
L’errore, lo scivolone, il naufragio è sempre dietro l’angolo.
La stanchezza di Abele…l’incapacità di Caino di ristabilire il contato d’amore… forse una condanna senza comprensione …….le incomprensioni tra fratelli……..il mare è terribilmente pronto a diventare marea che uccide…acqua che soffoca……
Nella terribile partita che il mondo sta giocando …è in gioco l’essenza stessa del mondo….una partita snervante con il male..con la guerra…con le atrocità della cattiveria….con gli interessi ingordi…sembra a volte un gioco ed è in ballo la vita….sembra di aver raggiunto la riva ed invece è ancora Mare alto…sembra la pace ma si sentono rombare gli aerei di guerra….è sempre Guerra e Pace in una terrificante alternanza……..
Anna Manna
La scomparsa dell’Orizzonte
Il mare silenzioso
s’accuccia sui massi e sulla ghiaia
sciacqua, risciacqua
sulle viscide alghe
alla pietraia
una partita a tennis
s’appropria del silenzio
mentre l’attesa
fiacca le ginocchia
Rimbalza la palla
da una racchetta all’altra
e l’onda avanza
..e poi sembra ritrarsi
La brezza è lieve
quasi una carezza…
Come sei docile!
Sembri soltanto acqua
e sei Oceano 
Questo silenzio
muto e dirompente spezzi i timpani!
Nella partita a tennis
ci giochiamo l’anima
e facciamo finta di guardare
la TV!
LA guerra è vera..
è uscita dal televisore!
Ecco sento qualcosa in lontananza
come un fremere d’acqua
ecco un boato…
spruzzi di bianca spuma
Una finestra sbatte
stai arrivando…
volano in aria come una danza infernale
veli di donna
rose e margherite
Ti sveli
avanzi, lo sento
marea nel cuore
marea nella mente
Sei nembo, sei tuono
s’addensa il presente
nel lampo sul mare
Un fulmine in acqua
la schiena rabbrivida
colpita di striscio
risucchia la luce
sul mare
E’ notte
di tempesta
sulla riva del mondo!
La sabbia freme
scompaiono le dune
e ringhia l’acqua
..il vento la sostiene
avanza, avanza, avanza
conquista l’orizzonte
E’ un vortice di rabbia
anelli ingigantiti di spuma
trombe d’aria
stralci di vita
affondano
reti strappate danzano
le note dell’orrore
NON VEDO l’ORIZZONTE
ORMAI……
E’ SOLAMENTE MARE !!!!!!
IL NAUFRAGIO SORPRENDE ANCHE L’ANIMA: L’AVVOLGE DI ANGOSCIA.
La poetessa Anita Napolitano ha voluto dedicare un
Messaggio di speranza e di pace a chi si è lasciato andare
senza combattere affinché la storia non si ripeta (per le vittime suicide)
ANITA NAPOLITANO
Avventuriero dell’ignoto
Vorrei poter essere arco di Epiro
e far esplodere la prigione
come fece Iperione per i Titani.
Non ci sono Olimpi senza macchia
e non sempre il cielo stellato
illumina vele d’argento.
Airone ferito, avventuriero dell’ignoto,
a cui è rimasta una sola ala,
non immalinconirti,
non lasciare che la furia di Poseidone
inghiotta le stanche piume.
Guizza, guizza fuori come delfino,
salta, salta su: s’intravedono nuovi orizzonti
in dissolvenza…
Il buio si arrende, prima o poi,
e cede il passo al bagliore della luce.
Spezza le catene!
Ho provato a mettermi dalla parte del torto
e tra il bianco e la coltre del nero
la differenza spicca.
Non nascondere la debolezza:
l’onnipotenza è degli Dei
e talvolta nemmeno.
Non lasciare che il ramo offeso
prenda la sua via:
solo tu puoi assassinare
con un colpo secco il marcio.
Non c’è prigione più angusta del cuore: liberalo,
fallo volare con una sola ala
e una soltanto: riuscirà a trovare la strada,
non temere.
Anche se la carne è lacera,
fa’ che nella stanza angusta
entri il cielo e il verde prato.
Non arrenderti: vedrai, il raccolto
sarà ancora più prospero
e saranno gli occhi dell’anima
a mutare la visione.
Solo così nasceranno i bimbi
eredi universali di un nuovo mondo.
E quando le messi brilleranno al sole,
laverai le tue ginocchia,
laveremo le nostre ginocchia,
sporche di sangue.
Solo così nasceranno
i figli della speranza,
dell’alleanza che affratella.
Fa’ che Acamante
non guardi più negli occhi la guerra,
il flagello del ferro, né in terra, né in cielo.
Cigno bianco offeso,
non lasciare che la tempesta
accompagni il tuo respiro,
impara a danzare sotto la pioggia: vedrai
che l’azzurro trapasserà la sbarra.
La proiezione del sole in diagonale
fa sentire ricchi della vita che manca.
Làsciati alle spalle la condanna,
il nero: il nero, prima o poi, si arrende.
La poetessa Gabriella Nardacci affida alla Poesia la speranza!
L’ultimo grido spetta ai sentimenti di Pace!
GABRIELLA NARDACCI
Il grido di pace di un poeta errante.
Ho preparato tanti doni per ogni paese che compone la Terra
e ho comprato spezie e altre fragranze da mettere dentro ogni casa.
Per ogni persona c’è un ramo d’ulivo, una grande bandiera
una colomba bianca, uno slogan da urlare e un canto d’amore
per una marcia di pace e una festa finale gioiosa.
Ma cammino… cammino e cammino
su stracci, su armi, su fiori appassiti, sul sangue di figli e di padri
dentro cimiteri di città senza nome
dove ascolto il pianto sommesso di una madre e del suo bimbo impaurito.
Lacerato, singhiozza anche il mio cuore
che non ha più ragioni da dare al suo battito sordo e impazzito.
Oh poesia, tu che conosci il canto di questo poeta errante
penetra, sfiorando, nell’anima del mondo
e poi corri sul monte più alto strillando
che è ora di fare silenzio!
Jole Chessa Olivares al Parlamento Europeo
NINA MAROCCOLO
Nitrito d’argento
Giace, latente in giacenza, il Dio numero primo: suono e lavacro.
Quale svilimento, Padre! La giostra sbilenca della comprensione ruggisce nel nitrito di un cavallo.
Monografia d’aria la cedente ruvidezza linguale? E le vocali soprane?
Quale gola più innocente, dimmi?
Quale destinazione più ecumenica del suono e del lavacro?
Il nitrato d’argento è altro raggiungimento. Una completezza rovesciata.
La chimica si spiega, eppure la maggioranza non comprende il periodico Sistema.
Quale svilimento, Padre! Il Sistema è il sistema: lo viviamo.
Lamentiamo diossina, veleno et Paix.
E così – sì, è così: ti tradisce la tavola degli elementi.
Così l’umano “Ti voglio bene”, se l’aria d’aria luminescente si beffa di un cavallo felice,
incontrandoti.
Il suono muore labiale – fintobabelico.
Justice!
Ma io sfavillo. Non cedo per mancanza di zuccheri.
Sono il cavallo, la veglia lattea del sonno nell’alveo d’antico lino.
Lo svilimento galoppante, inargentato, pullula tra nevegioia.
Non canto: nitrisco cantando.
In vista del Cristo: puledro, pargolo e numero trino.
Prima di Adamo*, nello squarcio mattutino d’un intellegibile atavismo.
*Prima di Adamo, di Jack London
© Nina Maroccolo, MALESTREMO – Sedici viaggi nell’Altrove, Tracce 2013.